Salvatore Satta, scrittore e giurista, nasce a Nuoro il 9 agosto 1902, ultimo figlio di Salvatore Satta, notaio , e di Valentina Galfrè. Nel 1920 si diploma presso il Liceo “Azuni” di Sassari e nel 1924 si laurea in Giurisprudenza con il massimo dei voti nell’Ateneo della stessa città. Si trasferisce quindi a Milano per esercitare il tirocinio di avvocato, ma una malattia lo costringe a ricoverarsi per circa due anni nel sanatorio di Merano, dove scrive La veranda (1928) romanzo con il quale partecipa al premio letterario Viareggio.
Nel 1932 ottiene la libera docenza all’Università di Camerino, dove riceve l’incarico per l’insegnamento di Diritto Processuale Civile. Successivamente diventa titolare di cattedra a Macerata, Padova, Genova, che lascia allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Negli anni del conflitto ricopre numerosi incarichi in vari atenei, tra cui la nomina a Pro-rettore dell’Università di Trieste, dove pronuncia il Discorso inaugurale per l’anno accademico 1945-1946, rimasto celebre per lo spiccato spirito democratico e per la polemica nei confronti del fascismo e del comunismo.
Nel 1939 si sposa a Trieste con Laura Boschian, un’assistente volontaria alla cattedra di Letteratura Russa, dalla quale ha due figli, Filippo e Gino.
Conclusa la guerra fa ritorno con la famiglia a Genova e, infine, si trasferisce definitivamente a Roma. Nel corso degli anni di docenza universitaria dà alle stampe numerosi scritti giuridici, fra i quali Diritto Processuale Civile e, soprattutto, il Commentario al Codice di Procedura Civile, un’opera complessa in cinque volumi che gli conferisce una certa notorietà nell’ambiente dei giuristi.
Nel 1948 pubblica per la prima volta un suo scritto narrativo, il De profundis, che nasce dalle riflessioni sulla negativa esperienza vissuta durante il periodo della guerra. Tra le sue opere vanno ricordate anche: Poesia e verità nella vita del notaio, che fa parte di Vita notarile (1955); Soliloqui e colloqui di un giurista (1968); Quaderni del diritto e del processo civile (1969).
Nel 1970 inizia il suo capolavoro Il giorno del giudizio, pubblicato postumo nel 1977. Il romanzo, considerato opera di spicco della letteratura italiana, è oggi tradotto in sedici lingue. Salvatore Satta muore a Roma il 19 aprile 1975 colpito da un male incurabile.